Francia, estradizione Br: “Carenza di informazioni in dossier italiani”

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La legale degli ex br, Terrel: la domanda di estradizione dell’Italia è irricevibile e non conforme con procedura europea

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“La Procura come la Difesa sono arrivati alla stessa conclusione, cosa che non succede sempre. Sia la Procura che la Difesa hanno denunciato la carenza di informazioni contenute nei dossier italiani. E’ un po’ sorprendente tenuto conto del tempo che lo Stato italiano aveva a disposizione per preparare i dossier. Ieri è stata stigmatizzata la carenza dei dossier italiani”. Ad affermarlo all’Adnkronos è Irene Terrel, l’avvocata francese di sei dei nove ex terroristi fermati in Francia a fine aprile, il giorno dopo le udienze dinnanzi alla Chambre de l’Instruction della Corte di Appello di Parigi.

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“La Procura ieri ha concluso come noi che i dossier inviati dall’Italia erano incompleti e non conformi con la procedura di estradizione europea”, sottolinea Terrel. Pertanto, rileva, “la Difesa come la Procura hanno chiesto un supplemento di informazioni dato la carenza dei dossier”. In particolare, osserva l’avvocato, “è stato violato l’articolo 12 della procedura europea di estradizione”.

L’articolo 12 della Convenzione europea di estradizione firmata a Parigi il 13 dicembre 1957 prevede in particolare l’originale o la copia autentica sia della sentenza di condanna esecutiva sia del mandato di cattura o di qualsiasi altro atto avente la stessa efficacia, rilasciato nelle forme prescritte dalla legge della Parte richiedente; una esposizione dei fatti per i quali l’estradizione viene richiesta. Il tempo e il luogo della loro consumazione, la loro qualificazione giuridica e i riferimenti alle disposizioni di legge loro applicabili saranno indicati con la massima possibile esattezza; una copia delle disposizioni di legge applicabili o, nel caso che ciò non fosse possibile, una dichiarazione sulle norme applicabili, nonché i dati segnaletici più esatti che sia possibile della persona richiesta e qualsiasi altra informazione atta a determinare le sue identità e nazionalità.

Il 29 settembre prossimo la Corte di Appello di Parigi, al termine delle udienze dell’ex militante delle Brigate Rosse, Roberta Cappelli, dell’ex brigatista Marina Petrella, dell’ex membro dell’organizzazione dei Nuclei armati contropotere territoriale Narciso Manenti, dell’ex militante delle Br Sergio Tornaghi e dell’ex brigatista Enzo Calvitti, si pronuncerà sulle questioni preliminari di costituzionalità sollevate dagli avvocati degli ex terroristi italiani. La Difesa, infatti, contesta in particolare lo status dell’avvocato che rappresenta lo stato italiano, William Julié, che può intervenire nel corso delle udienze ma che non prende parte alla procedura. “In questo modo – spiega Terrel – viene volato il principio del contraddittorio”.

Il 30 giugno compariranno dinnanzi alla Chambre de l’Instruction della Corte di Appello di Parigi gli altri ex terroristi italiani fermati in Francia a fine aprile. Si tratta dell’ex militante di Lotta Continua Giorgio Pietrostefani, dell’ex militante dei Proletari armati Luca Bergamin, dell’ex Br, Giovanni Alimonti e dell’ex militante di Autonomia Operaia, Raffaele Ventura.

Per quanto riguarda Bergamin, 73 anni, il suo avvocato francese Terrel farà presente alla Corte di Appello l’irrecevibilità della domanda di estradizione dopo che la Corte d’Assise di Milano l’11 maggio ha dichiarato l’estinzione della pena per prescrizione: si trattava dei 16 anni e 11 mesi che l’ex Pac avrebbe dovuto espiare per l’omicidio Santoro e altri reati. “La domanda dell’Italia per Bergamin è irricevibile. La pena è stata prescritta secondo quanto prevede il diritto italiano”, spiega Terrel.

“L’Italia afferma che questa procedura di estradizione non è prescritta perché la prescrizione sarebbe interrotta dal fatto che Bergamin è stato dichiarato ‘delinquente abituale’, ma si tratta di uno stratagemma incredibile”, sostiene la legale. La decisione del Tribunale di Sorveglianza di Milano che il 16 giugno ha confermato la ‘delinquenza abituale’ di Luigi Bergamin, respingendo il ricorso del suo avvocato italiano, Giovanni Ceola, “è incredibile: con questa decisione lo Stato italiano sta facendo ostacolo alla stessa legge italiana. E’ lo Stato italiano che rifiuta di applicare la propria legislazione. Negli ultimi 40 anni Bergamin non ha commesso più alcun reato e non si può quindi parlare di ‘delinquenza abituale’. I giudici su questo dossier sono stati ingannati ed è quello che farò presente nel corso dell’udienza”. (AdnKronos)

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